La prima guerra mondiale: le cause remote

Prima dello scoppio della prima guerra mondiale, le tensioni in Europa, Asia e Africa furono acuite dalla politica imperialistica delle grandi potenze e dalle nuove rivendicazioni nazionalistiche. Questo periodo fu caratterizzato dalle conquiste coloniali, dall’espansione industriale e dal crescente potere dei grandi gruppi capitalistici, che alimentarono una corsa agli armamenti in tutti i Paesi industrializzati. In questa dinamica, la Germania, desiderosa di diventare una grande potenza, giocò un ruolo di primo piano, mentre l’Inghilterra e la Francia ebbero un ruolo significativo a loro volta.

I conflitti che coinvolsero questi tre Paesi si risolsero con il successo politico di Parigi e Londra e lo scacco diplomatico di Berlino. Le sconfitte subite alimentarono il risentimento della classe dirigente tedesca, che si sentiva sempre più emarginata in Europa. Nel corso del primo decennio del secolo, si aprì un altro focolaio di crisi con il crollo dell’Impero ottomano. Questo processo fu innescato dalla Guerra italo-turca per la Libia e da due conflitti che ridisegnarono gli equilibri nella penisola balcanica.

La Gran Bretagna di Edoardo VII

Nel 1901, Edoardo VII salì al trono in Gran Bretagna, mantenendo la sua posizione fino al 1910. Durante questo decennio, si osservò un’iniziale tendenza conservatrice nel governo britannico, seguita poi da governi liberali guidati da Henry Campbell-Bannerman (1905-1908) e Herbert Henry Asquith (1908-1916). Questi governi introdussero importanti riforme sociali come la progressività delle imposte, le pensioni per gli anziani e le assicurazioni sociali, nonché una riduzione dell’orario di lavoro. Furono anche implementate riforme militari.

L’economia britannica, di fronte all’avanzamento industriale tedesco e statunitense, subì una crisi che colpì le masse lavoratrici. A partire dal 1906, i loro interessi trovarono tutela nel Partito Laburista, che fece la sua comparsa sulla scena politica britannica proprio in quell’anno.

A livello internazionale, la Gran Bretagna perseguì una politica imperialista e stipulò una serie di trattati per contrastare la Germania: nel 1904, l’Entente cordiale con la Francia e nel 1907, un’alleanza con la Russia. Dopo la morte di Edoardo VII, Giorgio V salì al trono nel 1910. I primi anni del suo regno furono caratterizzati dall’introduzione di una legge parlamentare che limitava i poteri della Camera dei Lord nel 1911, poiché questa si era opposta alla riforma fiscale. Inoltre, nel 1912 fu concesso l’Home Rule, ovvero l’autogoverno per l’Irlanda.

La Francia

Una volta chiuso l’affare Dreyfus nel 1899 (anche se la totale riabilitazione dell’ufficiale di origine ebraica si sarebbe avuta solo nel 1906), in Francia si diffuse un forte spirito repubblicano e anticlericale. Durante il governo presieduto dal radicale Émile Combes (1902-1905), si arrivò alla rottura delle relazioni con la Santa Sede e alla separazione tra Stato e Chiesa nel 1905. Questo processo di laicizzazione ottenne l’appoggio anche dei vari gruppi socialisti che, dopo il Congresso di Amsterdam della Seconda Internazionale nel 1904, si erano uniti in un unico partito chiamato SFIO, guidato da Jean Jaurès.

I successivi governi, presieduti dal radicale moderato Georges Clemenceau tra il 1906 e il 1909 e dal socialista moderato Aristide Briand dal 1909 al 1911, continuarono nella politica delle riforme, ma dovettero affrontare anche numerose agitazioni operaie organizzate dai sindacalisti rivoluzionari e dalla principale organizzazione sindacale, la Confédération Générale du Travail (CGT).

Nel 1913, le divisioni all’interno della sinistra portarono alla presidenza conservatrice di Raymond Poincaré (1913-1920), che promosse una politica di riarmo con l’obiettivo di contrastare la Germania.

La Germania di Guglielmo II

In Germania, il settore finanziario, l’industria, gli Junker (i grandi proprietari terrieri) e le classi dirigenti costituivano un forte blocco di potere, le cui ambizioni egemoniche erano favorite dal notevole sviluppo industriale vissuto dal Paese negli ultimi decenni e dall’aumento della popolazione (da 40 a 67 milioni tra il 1871 e il 1914).

L’imperatore Guglielmo II, salito al trono nel 1888 e rimasto al potere fino al 1918, aveva avviato una politica di grande potenza, mirando a far emergere la Germania sulla scena mondiale. Con il governo che controllava tutti i partiti di destra e di centro, e parzialmente orientato verso posizioni pangermaniste, anche il principale partito di opposizione, il Partito Socialdemocratico, contribuì a un deciso potenziamento della flotta (guidato dall’ammiraglio Alfred von Tirpitz) e dell’esercito. La politica coloniale attiva della Germania portò a uno squilibrio nel panorama mondiale e a una conseguente tensione con la Gran Bretagna.

L’Impero Asburgico

Nell’Impero asburgico di Francesco Giuseppe, la suddivisione amministrativa tra l’Impero d’Austria e il Regno d’Ungheria (introdotta nel 1867) fu oggetto di crescenti tensioni nel primo decennio del XX secolo, a causa delle spinte centrifughe delle minoranze etniche.

Al limitato sviluppo industriale e all’orientamento prevalentemente agricolo del Paese, caratterizzato da un assetto sociale sostanzialmente conservatore ma con una macchina amministrativa efficiente, si aggiunse la questione delle nazionalità, in particolare quella italiana (presente in Trentino, Venezia Giulia, Istria e lungo la costa della Dalmazia) e quella slava (in Boemia e nei territori balcanici), che rivendicavano forme di autonomia o completa indipendenza.

Nel 1907, l’introduzione del suffragio universale portò a una maggioranza degli elementi slavi nel parlamento austriaco. Si iniziò a considerare l’ipotesi di un’evoluzione trialistica dell’impero, con la suddivisione in tre entità: austriaca, ungherese e slava, unite sotto un unico monarca. Questa ipotesi, sostenuta da Francesco Ferdinando, erede di Francesco Giuseppe, fu però osteggiata dagli Ungheresi e dagli indipendentisti croati e serbi.

La Russia

In Russia, il nuovo zar Nicola II (1894-1917) mantenne un approccio conservatore e arretrato nel suo governo. Nel Paese, milioni di operai e la maggioranza dei contadini vivevano in condizioni di sussistenza.

Nel 1898 fu fondato il Partito Operaio Socialdemocratico, che si divise nel 1903 durante i congressi di Bruxelles e Londra. I bolscevichi (la maggioranza), guidati da Lenin, sostenevano la creazione di un partito elitario che avrebbe guidato il proletariato verso una rivoluzione rapida, mentre i menscevichi (la minoranza), guidati da Martov, erano favorevoli a un governo democratico che precedesse la rivoluzione.

L’economia russa, basata sulle grandi proprietà terriere nobiliari, iniziò a svilupparsi industrialmente nei primi anni del secolo, ma principalmente nelle principali città, Mosca e San Pietroburgo. Fu proprio a San Pietroburgo che nel 1905 una manifestazione per chiedere libertà e partecipazione politica si trasformò in una tragedia: l’esercito aprì il fuoco sulla folla, causando numerose vittime (domenica di sangue, 22 gennaio). Ci furono scioperi, sommosse popolari, ammutinamenti (come quello della corazzata Potëmkin a Odessa) e la nascita dei primi consigli operai, i soviet.

Lo zar, cercando di placare le rivendicazioni degli insorti, promise una Costituzione e consentì l’elezione di una Duma come organo consultivo. Tuttavia, mirava a un ritorno a un governo di tipo autocratico. Dopo lo scioglimento dei soviet, procedette all’arresto dei rivoltosi e repressero una successiva manifestazione di protesta a Mosca nel dicembre 1905.

Negli anni successivi, la Duma in Russia fu sciolta anticipatamente più volte dallo zar a causa dell’opposizione politica presente, fino all’elezione di una terza Duma nel 1907, che era più in linea con i desideri del sovrano.

Un tentativo di riforma fu avviato dal governo del primo ministro Pëtr Stolypin, che introdusse una riforma agraria per favorire la piccola proprietà terriera tra il 1906 e il 1910. Tuttavia, Stolypin fu osteggiato dai grandi proprietari terrieri per le misure a favore dei contadini e dalla sinistra per le sue politiche repressive. Nel 1911, Stolypin fu assassinato da un rivoluzionario.

Gli Stati Uniti

Gli Stati Uniti erano il Paese più avanzato, al centro di un’espansione economica che coinvolgeva sia il settore agricolo che industriale (con circa due milioni di automobili in circolazione già nel 1914), così come il settore finanziario. Sia Theodore Roosevelt, presidente repubblicano dal 1901 al 1908, che Woodrow Wilson, presidente democratico alla Casa Bianca dal 1912 al 1920, si impegnarono a favore delle classi medie contro i grandi gruppi industriali.

Theodore Roosevelt avviò una legislazione antitrust, promulgando leggi sulle ferrovie e sulle banche, nonché introducendo nuove leggi sull’immigrazione e sulla protezione dell’ambiente. Nella politica estera, la sua presidenza coincise con un maggiore coinvolgimento degli Stati Uniti come potenza mondiale, che si manifestò attraverso un rigoroso controllo della situazione in Estremo Oriente e in America Centrale, anche attraverso interventi militari diretti.

Wilson diede inizio all'”età progressista“, ripristinando la libertà di iniziativa, riducendo le tariffe doganali e introducendo un’imposta progressiva sul reddito. Nella politica estera, continuò l’interventismo nei confronti dei paesi dell’America Centrale, in particolare durante le diverse fasi della rivoluzione messicana.

La Rivoluzione Messicana

La rivoluzione messicana scoppiò in Messico nel novembre 1910, guidata dal liberale Francisco Madero contro la dittatura di Porfirio Díaz. La guerriglia si diffuse in varie regioni: nel nord emersero figure come Francisco (“Pancho”) Villa, Pablo González e Venustiano Carranza; nelle zone meridionali, Emilian Zapata prese il comando. Dopo una serie di sanguinosi scontri, il 21 maggio 1911 i rappresentanti governativi firmarono la resa: il 25 maggio Díaz si dimise e partì in esilio. Madero entrò trionfante nella capitale e fu eletto presidente della Repubblica.

Tuttavia, questa soluzione moderata fu contestata dagli elementi più radicali della rivoluzione. Villa al nord e Zapata al sud continuarono la lotta armata con i loro eserciti di contadini. Questo nuovo conflitto favorì il ritorno dei conservatori: nel febbraio 1913, il generale Victoriano Huerta depose Madero e ripristinò un regime reazionario. Villa, Zapata e Carranza riorganizzarono le loro forze e, nonostante il supporto degli Stati Uniti al regime, riuscirono a prevalere nel luglio 1914, portando Carranza al potere. Tuttavia, Villa e Zapata rifiutarono di deporre le armi, accusando Carranza di essere contro-rivoluzionario, nonostante Carranza avesse introdotto una costituzione progressista e una carta del lavoro tra le più avanzate dell’epoca nel 1917. L’ala radicale della rivoluzione fu definitivamente soppressa con l’assassinio di Zapata nel 1919.

La tensione che anticipa la prima guerra mondiale

Gli anni compresi tra il 1900 e lo scoppio della Prima guerra mondiale furono caratterizzati da un crescente aumento delle tensioni tra le grandi potenze, causate dalla combinazione di diversi elementi. Questi includono ambizioni imperialistiche per creare zone di dominio economico, tendenze colonialistiche dettate da esigenze geopolitiche o di prestigio nazionale, nonché spinte indipendentiste da parte di popoli oppressi che cercavano di conquistare la propria identità nazionale.

Il conflitto in Cina e la guerra russo-giapponese

Le potenze imperialistiche avevano rivolto le proprie ambizioni verso la Cina, che aveva ceduto la Corea e Formosa al Giappone nel 1895 e Port Arthur alla Russia nel 1897. Nel 1900, la setta segreta dei Boxer, protetta dall’imperatrice vedova Tzü-hsi, si ribellò contro gli occidentali attaccando le legazioni straniere. La rivolta fu repressa da una spedizione militare internazionale, imponendo alla Cina un pesante indennizzo e la concessione di nuove basi agli occidentali.

Nel frattempo, erano sorti contrasti tra Giappone e Russia sulle aree di influenza nell’Estremo Oriente. I Giapponesi miravano alla Manciuria, mentre i Russi puntavano alla penisola coreana. Ciò condusse a una guerra (1904-1905) in cui i Giapponesi conquistarono inizialmente la base russa di Port Arthur e successivamente annientarono la flotta zarista nella battaglia di Tsushima. Il 5 settembre 1905 fu firmato il Trattato di Portsmouth, che sancì il pieno successo del Giappone. Tokyo ottenne parte della Manciuria e la Corea.

Le due crisi marocchine

In Europa, Francia e Inghilterra, di fronte al crescente imperialismo tedesco, firmarono un’alleanza nell’aprile del 1904, conosciuta come Entente Cordiale, che garantiva alla Francia il controllo sul Marocco, un territorio su cui la Germania nutriva anche ambizioni. Questo portò alla prima crisi marocchina, quando Guglielmo II si recò a Tangeri nel marzo 1905 dichiarando che la Germania avrebbe protetto l’indipendenza del Marocco. Nella successiva Conferenza di Algeciras (gennaio-aprile 1906), la diplomazia tedesca si trovò isolata e la Francia riuscì a mantenere il Marocco nella propria sfera d’influenza.

Nel frattempo, nello scenario delle alleanze, lo zar di Russia si avvicinò all’Inghilterra dopo un iniziale simpatia per la Germania. Il 31 agosto 1907, Russia e Inghilterra firmarono un’alleanza che, combinandosi con l’Entente Cordiale e un precedente trattato franco-russo, diede vita alla Triplice Intesa, lasciando la Germania accerchiata.

Nel luglio 1911 scoppiò la seconda crisi marocchina: la Francia, ignorando le clausole degli accordi di Algeciras, occupò le città di Fez, Meknes e Rabat. In risposta, Guglielmo II fece attraccare la cannoniera Panther nella baia di Agadir. L’Inghilterra si schierò immediatamente al fianco della Francia e nel novembre la Germania fu costretta a rinunciare al Marocco in cambio di una parte del Congo Francese.

Le guerre balcaniche

Nei Balcani, le tensioni tra Austria e Russia si intensificarono. Nel luglio 1908, Vienna proclamò l’annessione della Bosnia ed Erzegovina, che aveva occupato nel 1867. Questo avvenne in un momento favorevole, poiché la Turchia, a cui apparteneva la Bosnia, era scossa dalla rivolta dei Giovani Turchi contro la politica conservatrice del sultano. Seguendo questi eventi, la Bulgaria si dichiarò indipendente.

Tuttavia, questi sviluppi suscitarono le proteste della Serbia, che era legata alla Russia e ambiva a creare un regno “grande-serbo” che includesse tutte le popolazioni slave del sud, comprese quelle all’interno dei confini dell’Impero austro-ungarico. In risposta, la Germania minacciò lo zar di sostenere l’Austria-Ungheria in caso di conflitto sulla questione bosniaca.

Nel 1911, scoppiò anche la guerra italo-turca per la Libia. Nel 1912, Serbia, Bulgaria, Montenegro e Grecia approfittarono degli effetti di questa guerra per attaccare la Turchia e spartirsi la Macedonia, dando luogo alla Prima guerra balcanica, conclusa con la Pace di Londra il 30 maggio 1913. La Turchia perse così tutti i suoi possedimenti europei.

Tuttavia, poco dopo, la Bulgaria attaccò la Serbia, insoddisfatta dell’accordo raggiunto. La Turchia, la Grecia e la Romania si allearono immediatamente con la Serbia e la Bulgaria fu sconfitta. Una nuova pace fu firmata a Bucarest nell’agosto 1913, ponendo fine alla Seconda guerra balcanica.

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