Questo passo della Lettera sulla Felicità di Epicuro sintetizza l’approccio epicureo alla vita, che pone l’enfasi sulla ricerca della felicità, l’apprezzamento del presente e la saggezza nel perseguire i desideri necessari. Epicuro sostiene che la felicità può essere raggiunta attraverso la comprensione dei valori fondamentali e la consapevolezza di come vivere una vita saggia e virtuosa.
Stralcio tratto dalla Lettera sulla Felicità di Epicuro
Meneceo, non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’anima. Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età.
Da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire. Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è , tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per averla.
Pratica e medita le cose che ti ho sempre raccomandato: sono fondamentali per una vita felice. Prima di tutto considera l’essenza del divino materia eterna e felice, come rettamente suggerimento di divinità che ci è innata. Non attribuire alla divinità niente che sia diverso dal sempre vivente o contrario a tutto ciò che è felice, vedi sempre in essa lo stato eterno congiunto alla felicità. Gli dei esistono, è evidente a tutti, ma non sono come crede la gente comune, la quale è portata a tradire sempre la nozione innata che ne ha. Perciò non è irreligioso chi rifiuta la religione popolare, ma colui che i giudizi del popolo attribuisce alla divinità. A seconda di come si pensa che gli dei siano, possono venire da loro le più grandi sofferenze come i beni più splendidi.
Il vero saggio, come non gli dispiace vivere, così non teme di non vivere più. La vita per lui non è un male, né è un male il non vivere. Ma come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così non il tempo più lungo si gode, ma il più dolce.
Chi ammonisce poi il giovane a vivere bene e il vecchio a ben morire è stolto non solo per la dolcezza che c’è sempre nella vita, anche da vecchi, ma perché una sola è l’arte del ben vivere e del ben morire. Ancora peggio chi va dicendo: bello non essere mai nato, ma, nato, al più presto varcare la porta dell’ Ade.
Ricordiamoci poi che il futuro non è del tutto nostro, ma neanche del tutto non nostro. Solo così possiamo non aspettarci che assolutamente s’avveri, né allo stesso modo disperare del contrario. Così pure teniamo presente che per quanto riguarda i desideri, solo alcuni sono naturali, altri sono inutili, e fra i naturali solo alcuni quelli proprio necessari, altri naturali soltanto. Ma fra i necessari certi sono fondamentali per la felicità, altri per il benessere fisico, altri per la stessa vita.
È meglio essere senza fortuna ma saggi , che fortunati e stolti, e nella pratica è preferibile che un bel progetto non vada in porto piuttosto che abbia successo un progetto dissennato.
Medita giorno e notte tutte queste cose e altre congeneri, con te stesso e con chi ti è simile, e mai sarai preda dell’ansia. Vivrai invece come un dio fra gli uomini. Non sembra più nemmeno mortale l’uomo che vive fra beni immortali.
Intepretazione
Questo passo tratto dalla Lettera sulla Felicità di Epicuro contiene diversi concetti fondamentali per comprendere la visione epicurea della felicità e della vita. Di seguito, analizzerò e commenterò i punti chiave espressi nel brano.
- Non c’è un’età specifica per la ricerca della felicità: Epicuro afferma che sia i giovani che gli anziani dovrebbero dedicarsi alla conoscenza della felicità. Non importa l’età, è importante occuparsi del benessere dell’anima e cercare di comprendere ciò che porta alla felicità.
- La conoscenza della felicità: Epicuro sostiene che è cruciale cercare di conoscere le cose che portano alla felicità. La felicità è considerata come un obiettivo supremo, e conoscere i fattori che la favoriscono ci permette di cercarli e realizzarli.
- La nozione del divino: Epicuro invita a considerare l’essenza del divino come una materia eterna e felice, contrariamente alle concezioni comuni distorte. Non si dovrebbero attribuire agli dei caratteristiche diverse da ciò che è eterno e felice.
- La vita e la morte: Il saggio epicureo non teme la morte né considera la vita come un male. Si dovrebbe vivere apprezzando la dolcezza della vita stessa e non temendo la sua fine. La qualità della vita è più importante della sua durata.
- Il ben vivere e il ben morire: Epicuro critica coloro che separano l’arte del ben vivere e del ben morire, sostenendo che esiste solo un’arte che riguarda entrambi gli aspetti. Vivere bene e morire bene sono entrambe parti essenziali dell’esistenza umana.
- Il rapporto con il futuro: Epicuro afferma che il futuro non è completamente sotto il nostro controllo, ma nemmeno totalmente estraneo a noi. Dovremmo evitare di aspettarci che le cose si avverino assolutamente o disperare del contrario. Una visione equilibrata ci permette di affrontare il futuro con saggezza.
- I desideri e la felicità: Epicuro distingue tra desideri naturali e inutili. Solo alcuni desideri sono necessari per la felicità, mentre altri sono importanti per il benessere fisico o semplicemente per la sopravvivenza stessa. Concentrarsi sui desideri necessari e ragionevoli ci avvicina alla felicità.
- Saggezza e fortuna: Epicuro sottolinea l’importanza della saggezza rispetto alla fortuna. È preferibile essere saggi anche senza fortuna, piuttosto che fortunati ma stolti. La realizzazione di progetti sensati è preferibile al successo di progetti privi di senso.
- Meditazione e condivisione: Epicuro consiglia di meditare costantemente su questi concetti e discuterne con se stessi e con altri simili. Questo permette di evitare l’ansia e di vivere una vita più serena. Si può aspirare a vivere come un dio tra gli uomini, superando gli affanni della vita quotidiana.