Il Mito della Biga Alata, Platone

Oggi voglio condividere con voi un mito molto interessante narrato nel dialogo “Fedro” di Platone. Il Mito della Biga Alata è uno dei più conosciuti e affronta un argomento che va oltre la ragione, sebbene abbia un nucleo di razionalità. Platone ci parla dell’anima e dell’incarnazione.

Il mito della biga alata in Platone

La Biga Alata

Per Platone, l’anima è simboleggiata da una biga trainata da due cavalli alati. La biga è composta da tre elementi: un auriga e due cavalli. Nella sua esistenza prenatale, le anime degli uomini risiedevano insieme agli dei nel cielo, con la possibilità di raggiungere un livello superiore chiamato “iperuranio“. Questa realtà trascende il mondo fisico ed è strettamente collegata alla celebre teoria delle idee, che esamineremo in seguito. Secondo questa teoria, esistevano due livelli di realtà: il nostro mondo e le idee.

L’auriga e la metriopazia

L’auriga rappresenta l’elemento razionale dell’anima, mentre i cavalli rappresentano gli elementi irrazionali. Ciò significa che, per Platone, la nostra anima è costituita da elementi razionali e irrazionali. Dei due cavalli, uno è bianco e rappresenta un destriero da corsa obbediente e con uno spirito competitivo. L’altro è nero, tozzo, recalcitrante e incapace. Il compito dell’auriga è dominare entrambi i cavalli grazie alla sua abilità e alla collaborazione del cavallo bianco. Il cavallo nero rappresenta le passioni più basse e legate al corpo, mentre il bianco rappresenta le passioni spirituali, più elevate e sublimi. Questo ci mostra che non tutti gli aspetti irrazionali sono negativi e che non è possibile eliminarli completamente. Possiamo solo controllarli attraverso la “metriopazia“, ovvero la regolazione delle passioni.

L’Iperuranio nel mito della Biga Alata

Questa metafora è molto efficace perché, sebbene sia vero che l’auriga guidi la biga, senza i cavalli essa non può muoversi. Ciò significa che le passioni sono fondamentali per la vita stessa. Allo stesso modo, solo alla parte razionale dell’anima, dotata di conoscenza, spetta il governo di essa. Anche le anime degli dei hanno dei cavalli, ma solo bianchi. L’obiettivo è raggiungere l’altopiano dell’iperuranio. Gli dei non incontrano particolari difficoltà, mentre le bighe delle anime umane affrontano seri problemi a causa degli ingorghi e del fatto che i cavalli neri tendono a volare nella direzione opposta, verso il basso.

Spesso, le ali dei cavalli si spezzano e la biga precipita sulla terra, il che rappresenta l’incarnazione. Una volta giunti sulla terra, gli uomini non ricordano più l’altra dimensione e vivono con nostalgia. La vita dell’uomo non è altro che un tentativo di tornare a quella situazione primordiale, e ci sono due vie per raggiungerla: la filosofia, che ci consente di vedere le ombre di quel mondo splendido di cui il nostro mondo terreno è solo un’imitazione, e la bellezza, una via più semplice che scaturisce l’amore. Se il cavallo bianco guidato dall’auriga prevale, l’amore assumerà connotazioni sublimi; se prevale il cavallo nero, sarà un amore puramente fisico.

La Bellezza e l’amore platonico

La bellezza è una delle tante idee e penetra facilmente nel mondo sensibile perché può essere percepita da tutti attraverso il senso della vista. Secondo Platone, gli occhi degli innamorati sono collegati da un fluido che scorre fino al punto dove le ali dei cavalli s’erano spezzate, cosi’ che si ricreano e si può tornare alla dimensione primordiale: il liquido che viene a contatto con l’ala spezzata le dà nuovo vigore facendola rispuntare; proprio quando essa sta ricrescendo, esattamente come i primi denti che spuntano, fa soffrire. Quando si è vicini alla persona amata e la si contempla, scorre nuovo flusso che annulla il dolore dell’anima. Quando si è lontani dalla persona amata, invece, non arrivando più il flusso, le ali si inaridiscono e si seccano, accentuando il dolore e la sofferenza. Quindi l’innamorato farà di tutto per vedere il più spesso possibile la persona amata e solo in sua presenza starà bene.

Conclusioni sul Mito della Biga Alata

In conclusione, il mito dell’anima e dell’incarnazione nel dialogo “Fedro” di Platone ci offre una visione affascinante della natura umana. Ci invita a riflettere sulle nostre passioni, sulla ricerca della conoscenza e sull’importanza della bellezza. La filosofia e l’amore sono i due sentieri che possiamo seguire per avvicinarci a quella realtà superiore, alla quale l’anima umana aspira.

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