“La felicità consiste nell’attuazione e nella fruizione perfetta della virtù, in senso assoluto, e non solo relativo. Quando dico in senso relativo alludo a ciò che si ricerca perché è una necessità, mentre quando dico in senso assoluto intendo ciò che è assolutamente bello.
Tutta la vita si divide in due: ozio e occupazione, guerra e pace; anche le azioni tendono alcune a cose necessarie ed utili, altre a cose belle.
Nello scegliere queste cose bisogna seguire la guerra solo in vista della pace, l’occupazione in vista dell’ozio, le cose necessarie ed utili per quelle belle”
Questo passo è tratto dal libro Politica di Aristotele.
L’opera dedicata all’amministrazione della polis, è suddivisa in otto libri. Il filosofo analizza le realtà politiche a partire dall’organizzazione della famiglia, intesa come nucleo base della società, per passare ai diversi tipi di costituzione.
La Politica contiene la celeberrima definizione dell’uomo quale «animale politico» (in quanto tale portato per natura a unirsi ai propri simili per formare delle comunità) provvisto di logos, utile per trovare confronto con altri uomini.
Lo Stato risponde ai bisogni naturali dell’individuo e, come afferma nelle primissime righe del Libro I, «ogni Stato è una comunità (koinonia) e ogni comunità si costituisce in vista di un bene».
Il «bene» perseguito dallo Stato, in quanto comunità più importante che comprende tutte le altre, è da identificare con quello affrontato ne l’Etica Nicomachea.
Cosa ne pensi di questa definizione di felicità per Aristotele? Scrivilo nei commenti a questo post!
Potrebbero anche interessarti questi argomenti