Elogio alla fuga di Henri Laborit, pubblicato nel 1980, è un’opera di riflessione sulla natura umana e la società.
Contesto storico
L’opera di Laborit è stata scritta in un’epoca di grandi cambiamenti sociali, con la nascita del movimento hippie e la contestazione degli anni ’60.
Il concetto di fuga
Laborit sostiene che la fuga, intesa come la ricerca di nuove possibilità e sfide, è una caratteristica innata dell’essere umano.
La biologia del comportamento
L’autore esplora il ruolo della biologia del comportamento nella nostra capacità di fuggire e di adattarci alle sfide della vita.
La libertà individuale
Laborit critica l’idea di libertà individuale come una sorta di mito, sostenendo che siamo tutti influenzati dalle strutture sociali e biologiche che ci circondano.
La felicità come obiettivo
L’autore sostiene che la felicità non deve essere considerata come un obiettivo, ma come una conseguenza del perseguimento delle proprie passioni.
La critica al sistema educativo
Laborit critica il sistema educativo tradizionale, che considera la competizione come il motore del progresso, e sottolinea l’importanza dell’apprendimento cooperativo.
Conclusioni su Elogio della fuga
In sintesi, “Elogio alla fuga” di Henri Laborit è un’opera di grande rilevanza per la comprensione della natura umana e della società, che invita a riflettere sulle nostre scelte e sulle possibilità di cambiamento.
«Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: andare alla deriva o fuggire davanti alla tempesta. La fuga è spesso il solo modo di salvarsi.»
Attraverso la teoria della fuga, che in realtà è un ritorno alle proprie radici più originali e creative, il grande biologo Laborit ci espone il suo pensiero sui temi di eterno interesse per l’essere umano: l’amore, la libertà, la morte, il piacere, la felicità, la vita quotidiana, la politica.
Un piccolo vademecum di saggezza con riflessioni sempre originali e sorprendenti.
Di cosa parla Laborit in Elogio alla fuga?
L’Elogio della fuga è un manifesto nei confronti della libertà umana, delle sue potenzialità e del ruolo di essa nella società dei consumi in cui ci troviamo.
Per Laborit la libertà non esiste né culturalmente, né scientificamente. Eppure “le società liberali sono riuscite a convincere l’individuo che la libertà consiste nell’obbedienza alle regole delle gerarchie del momento, e nell’istituzionalizzazione delle regole da rispettare per salire di grado in queste gerarchie”.
Laborit trova strano che l’uomo da un lato trovi rassicurante il fatto di sentirsi libero e dall’altro ricerchi delle rassicurazioni nell’appartenenza a un gruppo sociale (famigliare, professionale, classe, nazione, ecc), che limiteranno la sua presunta libertà.
“L’uomo libero desidera soprattutto essere paternalizzato, tutelato dal numero, dall’eletto, o dall’uomo della provvidenza, dall’istituzione, in virtù di leggi protettive stabilite dalla struttura sociale di dominanza”. E poi, con un salto degno di un equilibrista, Laborit afferma che “abbiamo mai pensato che, appena si abbandona la nozione di libertà, si arriva […] alla semplicissima nozione di tolleranza?”.
Potrebbero anche interessarti questi argomenti correlati