
«Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: andare alla deriva o fuggire davanti alla tempesta. La fuga è spesso il solo modo di salvarsi.»
Attraverso la teoria della fuga, che in realtà è un ritorno alle proprie radici più originali e creative, il grande biologo Laborit ci espone il suo pensiero sui temi di eterno interesse per l’essere umano: l’amore, la libertà, la morte, il piacere, la felicità, la vita quotidiana, la politica.
Un piccolo vademecum di saggezza con riflessioni sempre originali e sorprendenti.
Di cosa parla Laborit in Elogio alla fuga?
L’Elogio della fuga è un manifesto nei confronti della libertà umana, delle sue potenzialità e del ruolo di essa nella società dei consumi in cui ci troviamo.
Per Laborit la libertà non esiste né culturalmente, né scientificamente. Eppure “le società liberali sono riuscite a convincere l’individuo che la libertà consiste nell’obbedienza alle regole delle gerarchie del momento, e nell’istituzionalizzazione delle regole da rispettare per salire di grado in queste gerarchie”.
Laborit trova strano che l’uomo da un lato trovi rassicurante il fatto di sentirsi libero e dall’altro ricerchi delle rassicurazioni nell’appartenenza a un gruppo sociale (famigliare, professionale, classe, nazione, ecc), che limiteranno la sua presunta libertà.
“L’uomo libero desidera soprattutto essere paternalizzato, tutelato dal numero, dall’eletto, o dall’uomo della provvidenza, dall’istituzione, in virtù di leggi protettive stabilite dalla struttura sociale di dominanza”. E poi, con un salto degno di un equilibrista, Laborit afferma che “abbiamo mai pensato che, appena si abbandona la nozione di libertà, si arriva […] alla semplicissima nozione di tolleranza?”.
Per conoscere il sentiero che porta dalla libertà alla tolleranza non ti resta che leggere questo libro.
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