Antigone e Creonte: il contrasto tra la legge divina e la legge umana

« Tutti gli uomini possono sbagliare, ma saggio e fortunato è colui che nell’errore non persevera e cerca di rimediare al male. Mostrarsi irremovibili è da sciocchi. »

Sofocle, “Antigone”

Sofocle illustra in questo dramma l’eterno conflitto tra autorità e potere: in termini contemporanei, è il problema della legittimità del diritto positivo. Il contrasto tra Antigone e Creonte si riferisce infatti (almeno in parte) alla disputa tra leggi divine e leggi umane. Le prime, sono difese da Antigone, mentre Creonte si affida al nòmos, corpus delle leggi della polis.

Il punto di forza del ragionamento di Antigone consiste nel sostenere che un decreto umano non può non rispettare una legge divina. Al contrario, il divieto di Creonte è l’espressione di una volontà tirannica, basata sul principio della legge sovrana: egli osa porre tali leggi al di sopra dell’umano e del divino.

A questa tragedia s’ispirò il filosofo tedesco Hegel nell’opera Estetica, per mettere in evidenza il dissidio sussistente tra legge della famiglia e legge dello Stato (in particolare lo Stato assoluto), entrambe legittimate a sussistere in quanto espressione di aggregazioni sociali consolidate. Hegel dà però un valore maggiore alla legge dello Stato, in quanto più evoluta rispetto alla più antica e quindi meno sviluppata istituzione familiare.